Questa volta però non si trattava di affrontare una normale chemio, ma il trapianto di midollo che richiedeva un lungo ricovero, prima in reparto, e dopo in terapia intensiva.
Era il quattro agosto del ’97. Tu entravi in ospedale da paziente, io da crocerossina. Avevo chiesto ed ottenuto la possibilità di starti accanto con il patto di assistere anche gli altri malati.
Suor Clara ci ha accolto nel suo reparto. Un altro angelo ci veniva incontro nel nostro percorso.
Non é stato facile, per la mia congenita prevenzione nei confronti delle suore, capire che sotto quel vestito bianco c’era un piccolo gigante. Ma lei, come un’ape industriosa, lavorava in silenzio, con la forza della sua terra, l’Abruzzo.
Era evidente che per suor Clara non esistevano esigenze di primari, di dottori, di parenti, che potessero interferire con l’assistenza dei malati, ai quali dava tutta sé stessa con dedizione, competenza e amore assoluto. II suo lavoro, durissimo, va dalla preparazione di una camomilla, alla somministrazione delle chemio, alla contrattazione con il personale e l’amministrazione, al pronto intervento negli impianti, alla medicazione di piaghe particolarmente difficili.