Non so se esista un destino che per sommi capi tracci gli eventi più importanti della nostra vita.
So solo che una mattina, apparentemente come tante altre, ti svegli e non sai che in quel giorno la tua
vita cambierà per sempre.
Le piccole cose quotidiane per le quali ti eri affannata fino al giorno prima, all’improvviso perdono ogni significato; perché quando ti dicono che hai una malattia grave, una malattia che fa paura, c’è una sola cosa a cui pensi: l’eventualità di poter perdere tutto. La tua vita.
E’ buffo, e al tempo Stesso terrificante, comprendere col senno di poi che mentre passi le giornate impegnandoti nel miglior modo che sai, c’è qualcosa nel tuo corpo che, meschino, rema contro di te; e lo fa in silenzio, mentre studi, mentre ridi, mentre giochi con la tua bambina o ti accarezzi il pancione
immaginando con tenerezza come sarà il volto del tuo secondo piccolo capolavoro.
Ebbene, lui, il mostro, è li che intanto si beffa di te. Lui è pronto a toglierti tutto quello che hai.
Doveva essere un anno speciale per me il 2007… la nascita della mia seconda bambina, una carriera che dopo tanta dedizione stava per concretizzarsi; la fine di tutti i sacrifici fatti; la strada finalmente in discesa…
E invece, tra terrore e incredulità, alla gioia della rinnovata maternità si è mescolata la disperazione più profonda, quando ero ancora nel reparto di ostetricia.
Una radiografia. E tutto è cambiato. I progetti, i sogni …
E’ passato quasi un anno da quel giorno; un anno da cui ho lasciato la mia casa; un anno da cui non gestisco più personalmente le mie bambine un anno che lo specchio riflette un’immagine che non mi appartiene.
Un anno. E ti rendi conto che non ha più senso chiedersi : “Perché proprio a me?”, perché constati con i tuoi occhi che non sei la sola… purtroppo; che tanti altri condividono la tua stessa sorte.
Dinanzi a te l’altra faccia della realtà. La realtà di chi soffre in silenzio, di chi combatte per la vita; di chi stringe i denti e non perde mai il sorriso
Una realtà che fa paura e che perciò quando si sta bene si finge di ignorare, almeno fino a quando non trascina dentro pure te o una persona a te cara.
Allora tutto cambia. La vita improvvisamente appare sotto un ‘altra prospettiva; ma soprattutto, almeno all’inizio, ti senti come se qualcuno ti avesse “sottratto” alla tua realtà per catapultarti improvvisamente in un incubo, il peggiore che avessi mai potuto immaginare.
Ed è in questo incubo che “li conosci”. Sono loro… “gli angeli”; persone speciali che ti offrono il proprio aiuto in un momento in cui non è per niente facile gestire la propria vita, né per se stessi né per chi ti è vicino.
Solo chi ci è passato sa cosa vuol dire… sa quanto importante sia trovare delle persone che ti stiano accanto, sostenendoti non solo nel morale ma soprattutto nelle necessità economiche e logistiche.
Spesso quando ci si trova in una situazione come questa, si rimane da soli: sei tu, la tua famiglia, e la malattia da trattare il più celermente possibile. Certe volte, come nel mio caso, si sceglie di curarsi fuori regione e non si conosce il posto, non si sa come muoversi. Chi ci sta accanto è angosciato e frastornato. Inoltre le spese da sostenere sono moltissime.
Ecco, è con tutto il cuore che io ringrazio i miei angeli… tutti i volontari dell’associazione Oppo e le sue stanze” , la Signora Donatella, Melina e soprattutto la signora Resi che con la sua meravigliosa associazione ha reso la mia malattia più sopportabile perchè ha permesso a mio marito di potermi restare accanto durante le mie lunghe degenze e ora mi dà la possibilità di affrontare i giorni della radioterapia assieme alla mia adorata bambina.
Ringrazio vivamente la signora Resi, perchè con il suo impegno, assieme alla dedizione di tutti i volontari dell’associazione, dà a tutti noi un aiuto per il quale non basterebbero tutti i grazie del mondo; perchè quando si è come una foglia in balia del vento non c’è di più confortante che trovare un porto sicuro in cui rifugiarsi.
Grazie per essere le persone speciali Che siete.
Grazie per essere quelle persone che nella difficoltà più grande non ti voltano le spalle, ma ti accolgono affettuosamente tra le braccia.
Con affetto e riconoscenza,
Caterina Noli
Giuseppe Alberico