Ricorderò sempre quel diciotto giugno, data del nostro trentesimo anniversario di matrimonio. Il dottor Cabanillas ci aveva convocato per comunicarci che la terapia sperimentale, per la quale eravamo venuti dall’Italia, non aveva lavorato ed il linfoma si era ingrandito. Tu infatti eri molto provato dai dolori, dalla mancanza quasi totale di alimentazione, dall’impossibilità al movimento e da un preoccupante gonfiore agli arti.
Cabanillas ci proponeva il ritorno in Italia, o una nuova chemioterapia piena di incognite, ma nei suoi occhi si leggeva la speranza. Accettammo la seconda soluzione poiché il ritorno in Italia non aveva per noi senso alcuno.
Quella notte, come tutte la notti precedenti stringevo sotto il cuscino una medaglietta con l’incisione della Madonna del Miracolo. Un’amica, in cura qui a Houston da sette anni, me l’aveva regalata raccomandandomi di pregarLa intensamente.
La mattina seguente, come tutte la altre mattine, la cercavo sotto il cuscino per attaccarla alla catena degli occhiali. Ma stranamente la medaglietta non era al suo solito posto. Sollevai le lenzuola, le coperte, il materasso… nulla. Eppure ricordavo perfettamente di averla tenuta stretta nella mano durante tutta la notte.
Intanto stava arrivando la visita del dott. Cabanillas e non potevo perder tempo. Mi ero lavata e vestita in fretta e, quando mi chinai per infilare le scarpe, vidi brillare sotto il tuo letto, dunque ben lontano dal mio cuscino, la medaglietta della Madonna del Miracolo. Sorprendentemente, da quel momento, la situazione sembrò schiarirsi.
Tu stavi riprendendo a mangiare, i dolori scomparivano, ricominciavi a camminare, gli arti si sgonfiavano, la nuova chemio stava attaccando per la prima volta il linfoma e lo avrebbe distrutto per un buon cinquanta per cento. Sembrava l’inizio della fine di un incubo.
In piena euforia, facevamo brindisi con la coca-cola.
In questi stessi giorni mangiavamo le mele del tuo albero, l’albero guarito che ci aveva mandato i suoi frutti per mezzo di Militina.