Nel tempo dilatato delle giornate che si rincorrevano, pensavo all’amore che ti circondava e che tu ricambiavi raddoppiato.

Nicola era il tuo paladino. Per fortuna, dopo un anno di palestra, sollevava con disinvoltura la carrozzina per evitarti il gradino della casa di Pieretta. Ma non basta. Una volta mi sono accorta che, dopo averti preparato una camomilla, te la raffreddava soffiandoci sopra, e te la porgeva con uno sguardo irripetibile.

Maroncelli, che non aveva mai giocato a carte, aveva imparato la briscola e la scopa pur di distrarti dai numeri dell’emocromo, delle TAC e delle chemio.

Pansa, che si improvvisava ménagere cercando di prepararti piattini succulenti per stuzzicare il tuo difficile appetito.

Alessandro, che registrava in scomode ore notturne le tue amatissime partite di calcio.

E zia Anna, zio Adolfo e Andrea che, non appena aperto il loro albergo di Porto Pyrgos, si precipitavano a venirti accanto. E zio Titta, che superando il suo innato pudore partecipava fischiettando ai tuoi lavaggi mattutini. E zio Stefano e zia Antonella, che hanno dormito nella sala d’attesa della terapia intensiva per tutto il soggiorno a Houston.

E Piera, che ha lasciato a Roma il bimbo tanto desiderato per dodici anni.

E Giulio, che ha cercato fino all’ultimo, con le sue squisite ricette, di conquistare il tuo appetito.

E Militina, la tua tenera tata Militina, la tua confidente mattutina, che si é imbarcata in un viaggio cosi lungo, lasciando la famiglia, per venirti a viziare un pochino anche laggiù.