Tu, stranamente, dopo il mese di nausea, dolori, grande prostrazione ed abbattimento, alla notizia della ripresa della chemio eri come resuscitato, ed avevi ripreso a mostrare la grinta di prima, anche se adesso parlavi di rabbia.

Grazie all’amico Vincenzo eravamo riusciti ad avere i biglietti per andare ad Ancona a veder giocare la Nazionale di calcio. Avevamo raggiunto lo stadio tutti insieme, con te al volante. E lì, dopo quattro ore di guida, come se non bastasse, dopo la partita eri voluto andare in discoteca con i cugini.

La mattina dopo eravamo ripartiti per Roma dove stavi continuando il ciclo di chemioterapia, come se fosse coca-cola. La tua carica era straordinaria e nel vederti così reattivo, positivo, determinato e vincente, prendevamo fiato. Ma solo per poco.

Si stavano affacciando alla gamba dei dolori fortissimi, che non erano tenuti a bada neanche dai più forti analgesici. Vederti soffrire era straziante. Sentivo di scivolare in un pozzo con le pareti lisce. Non potevo permettermelo, quindi cercavo disperatamente un sacerdote, un analista, qualcuno che potesse sostenermi. Lo avrei trovato, in certi momenti anche impazzire é un lusso, non potevo permettermelo.