Se torno indietro nel tempo ti ritrovo bambino, sveltissimo, ricettivo, vivace. Con tenerezza ti guardavo andare incontro all’adolescenza, che non velava di malizia l’allegria del tuo sguardo, ma lo arricchiva di dolcezza. Mi vergognavo un poco quando le altre mamme raccontavano le normali trasgressioni dei loro ragazzi. Tu non hai mai contestato, non hai mai trasgredito. II tuo rapporto con il prossimo, con gli amici e i parenti, con noi tuoi genitori, é sempre stato armonioso.
Non hai mai desiderato affermarti con violenza, o comunque traumaticamente. La tua arma é sempre stata l’ironia, il sorriso, l’amore verso tutti.
Potrebbero sembrare parole di una mamma per la quale ogni figlio é superiore agli altri, ma io ne ho le prove.
II cappellano di Houston, dopo averti dato la Comunione che chiedevi quotidianamente, ci ha chiesto di celebrare a casa sua una messa per te.
Allora mi ha consegnato una bellissima poesia. Si intitola All parents. Ma forse é una preghiera.
Cosi ho scoperto che anche nell’ospedale di Houston avevi creato in poco tempo una famiglia allargata. Era fatta di tutta quella gente che piangeva nella cappella di Father David, piangeva per uno straniero venuto lì a curarsi con il numero 375407.
Venticinque giorni dopo, ormai tornati a Roma, abbiamo ricevuto la visita inaspettata di Father David insieme al fratello. Cosi, il tuo trigesimo, è stato celebrato nella parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, dallo stesso sacerdote che ti aveva chiuso gli occhi a Houston.
Quante coincidenze!! Quante casualità! Quanti ricordi straordinari stiamo vivendo insieme ad un’umanità che non fa notizia.