Si potrebbe sicuramente scrivere una sceneggiatura cinematografica sull’esistenza di Pieretta. La sua è una vita talmente densa di avvenimenti forti, che ne basterebbe una metà per esaurire la vena narrativa di un incallito scrittore.

Moglie di un bravo ed intransigente medico romano, con tre figli ed una laurea in medicina in tasca, trentotto anni fa decideva di lasciare l’Italia e partire alla volta degli Stati Uniti. La città designata per l’approdo di questa famigliola italiana era Houston. Qui erano nati altri due figli e, tra un biberon ed una gestazione, Pieretta aveva maturato la specializzazione in radiologia nel prestigioso Baylor College. Le erano stati affidati due importanti ospedali: il Veteran Hospital ed il Ben Tob.

Conservando con fierezza, ed una puntina di gusto snob le sue radici italiane, aveva educato i suoi cinque figli alla cultura ed alla tradizione del bello. In casa si era continuato a cucinare rigorosamente italiano, ad ascoltare la musica italiana, e lei non aveva mai smesso lo stile sobrio ed inconfondibile della signora bene italiana.

La sua vitalità é a trecentossessanta gradi, spazia da selezionate attività mondane alle responsabilità professionali dei dipartimenti di radiologia in due ospedali. Senza trascurare la conduzione personale di una casa e di un giardino impegnativi. Ma non basta. Pieretta ama viaggiare, e spesso se ne va in giro per il mondo, sempre con itinerari inconsueti. Gli ultimi due viaggi che ricordo sono lo Zimbawe e l’Iran Giaiva sopra l’Australia.

La sua qualità più straordinaria é lo spirito con cui accoglie tutti gli italiani che, smarriti, arrivano nella città di Houston per curarsi. Allora si scatena, regalando i sapori dell’Italia con le sue lasagne fatte a mano. E li guida, e li assiste nel labirinto degli ospedali americani, sempre mettendo a disposizione la sua casa, la sua macchina e la sua professionalità.

Tutto questo per noi é andato avanti sei mesi.

Durante tutto questo tempo siamo stati accolti in allegria e senza formalismi, non soltanto noi tre, ma addirittura tutti gli amici e parenti che venivano a trovarci. Ne ho contati ventotto, e tutti hanno avuto la stessa straordinaria accoglienza.

L’aria che aleggiava da Pieretta non era quella della dama benefica, bensì quella della persona libera, che metteva a disposizione degli amici tutto quello che aveva, sempre conservando la propria libertà e rispettando quella degli altri.

Non ci sentivamo trattati da ospiti, ed eravamo a nostro agio come se fossimo i padroni di casa. Quando, durante il mese di agosto, avevo visto arrivare contemporaneamente nove persone, e timidamente avevo azzardato l’ipotesi dell’albergo, Pieretta mi aveva fulminato con una risposta rapida ed inequivocabile: “Voi italiani siete troppo complimentosi! E’ incredibile, vuoi capire che per me é un sottile egoismo?”.

Vivendoci insieme, ci siamo accorti che questa amica straordinaria fa tutto ciò che può per aiutare gli altri, senza dare la sensazione di aiutarli. Non vuole ringraziamenti. Nella sua vita superimpegnata, lei dice che si comporta così per sentirsi gratificata, perché cosi facendo riceve in dono la gioia del donarsi.

Se, ogni tre anni circa a Houston cambia il console italiano, in realtà tutti noi sappiamo bene che il nostro vero console é lei. Un altro angelo incontrato lungo il nostro cammino.

II suo contributo per Oppo é stato essenziale.

Grazie Pieretta.