Suor Clara si prestava sempre generosamente, provvedendo a tutto di persona. Anche al taglio dei capelli. Che differenza fra quello del barbiere, costellato da domande curiose o da frettoloso pietismo, e quello di Suor Clara, fatto di gesti sensibili, affettuosi, attenti, quasi sacrali. Lei ha conosciuto tante volte il dramma dell’individuo che in quel momento perde la sua identità. Sgomenti, l’uomo o la donna si sono guardati allo specchio dopo aver visto il cuscino cambiare colore.
La vedevo accorrere a quel richiamo accorato, frutto di un’angosciosa decisione. E si presentava sorridendo, con le forbici, la macchinetta, ed il lenzuolo immacolato. Sempre sorridendo, con gesti amorevoli accompagnava le ciocche che cadevano come piumini.
II breve rito si svolgeva dolcemente, in un clima simile a quello di una cerimonia d’investitura. Alla fine spariva, stringendosi al petto il lenzuolo come se contenesse un piccolo grande tesoro.
Potrei continuare all’infinito a parlare di Suor Clara.
Dirò soltanto che osservando la mia tensione, il mio smarrimento, la mia rabbia, mi ha suggerito la preghiera difficile: “Signore ti ringrazio per questa prova che ci hai dato”. Tu, Oppo adorato, mi hai insegnato come si fa.
Questi quattro mesi, trascorsi chiusi in ospedale, ci sono serviti per fare un meraviglioso viaggio dentro noi stessi e scoprire la ricchezza del silenzio.
II tempo… il tempo. I primi giorni sembrava che non passasse mai. In realtà, in noi c’era ancora l’abitudine alla realtà esterna, ai tempi contratti della pubblicità televisiva, del clic al computer, dei fax negli USA. Ma ormai ci stavamo riappropriando del tempo umano, e stavamo cominciando a vivere pensando, e cercando di capire. Tu parlavi molto ed io imparavo da te. Anche questo doloroso periodo d’ospedale serviva, ancora una volta, a capire che eravamo di fronte ad un gigante di coraggio e di forza.
Perché non rinunciavi mai alla tua sorprendente, incredibile ironia fatta di battute allegre e di scherzi.
Eravamo entrati in ospedale in agosto, siamo usciti a dicembre. Le stagioni si avvicendavano, ci stavamo abituando a contare alla rovescia: meno tre, meno due, meno uno…