La trasformazione sarebbe avvenuta lentamente ma inesorabilmente, e tu la dominavi con la tua solita ironia, aiutando papà e me a vivere questa esperienza grandissima accanto a te.
I dodici cicli di chemioterapia iniziali, somministrati in day hospital, erano stati alleviati dal regalo della tua amatissima BMW, e dalla corona di amici e cugini che sempre ti scortavano.
Intanto la radioterapia cominciava.
Quando finalmente si concluse, eravamo alle porte dell’estate e decidemmo di andare in montagna.
Contavamo che l’aria sottile, la compagnia dei cugini ed una alimentazione attenta ti avrebbero aiutato nella ripresa.
II tuo umore era sempre alla grande. II tuo fisico, robusto e possente, pareva che non fosse stato minimamente scalfito dai veleni ingeriti.
Sembrava quasi che fosse stato tutto un brutto sogno, tanto che, per gratitudine, sentimmo il bisogno (fosti proprio tu a proporlo) di partire per Lourdes con il treno bianco.
Per te e papà sarebbe stata la prima volta, ed io avrei rivissuto attraverso il vostro turbamento quello che per me era un dejá-vu. Infatti avevo spesso prestato la mia assistenza ai malati in pellegrinaggio.
A Lourdes tu incontrasti una ragazza pulita, fresca, spontanea, con la quale hai percorso una parte importante dei tuoi ventun anni.
La vita sembrava aver ripreso i suoi ritmi normali. I controlli, rigorosamente osservati, confermavano la remissione della malattia.