Inizio della malattia

Avevi vent’anni. Quel dolorino alla spalla sinistra, comparso dopo l’ultimo brevetto di nuoto, sembrava fosse una banalità. Chissà perché mi ha insospettita fino a farmi insistere per una radiografia. Ecco la matassa d’oro. Quel filo invisibile, che ha legato tutti gli angeli che abbiamo incontrato sul nostro cammino, cominciava a svolgersi.

La dottoressa Maria Cantonetti, vero grande medico, che con professionalità e amorevole tenacia ti ha seguito in tutto il tuo percorso, combattendo infaticabilmente accanto a te, é stata il primo angelo in cui ci siamo imbattuti. Anzi no, forse é il secondo. II primo é stato il radiologo del San Raffaele che, di sua iniziativa, senza prescrizione del medico, ha scoperto una massa nel torace, per pura intuizione. La sentenza definitiva di tumore del sangue é arrivata il ventitré febbraio del 1996.

L’esplosione nella mia testa era mascherata dall’atteggiamento di coraggio che dovevamo per forza assumere, per affrontare un nemico tanto feroce quanto subdolo.

Ma il corto circuito lo vivevo da sola, svegliandomi di soprassalto alle tre di mattina, uscendo di casa e ritornando solo sul fare del giorno. Giravo nella città vuota cercando luoghi ampi dove gridare a squarciagola, dove singhiozzare ed inveire. Poi, quando le corde vocali si erano arroventate e le lacrime esaurite, correvo verso casa, con il terrore che qualcuno si fosse accorto di queste mie strane e misteriose assenze.

Iniziarono i cicli di chemioterapia, ognuno suggellato da una torta di Cristina, da un CD di Federica, e da un pranzo di fine chemio con tutti gli amici.

Nell’accompagnarti in ospedale, tu cosi bello, cosi giovane e prestante, venivo colpita dal vedere un esercito di persone tutte uguali: senza capelli, senza sopracciglia, con il viso gonfio e di uno strano colorito grigiastro.

Per Oppo non sarà cosi, pensavo in silenzio.