Dopo la campagna siamo andati sulle Dolomiti, ad Ortisei, con il cuginetto Nicola, i nonni e gli zii. Ho di quei giorni un ricordo bellissimo, nitido e presente come se fosse ieri.

Era settembre, stavamo trascorrendo un intero mese insieme, noi due da soli.

E’ difficile, sai, amore mio, spiegarti questa sensazione di gioia perché sono tantissimi i sentimenti che si intrecciano. Quando eravamo tutti e tre, il mio primo pensiero era quello di non fare mancare a papà la mia presenza improvvisamente, come conseguenza del tuo arrivo. Quindi cercavo di dividermi tra voi due, naturalmente privilegiando te che eri bisognoso di cure.

C’erano le necessità di un ménage domestico da mandare avanti, e il problema del sonno. Per quanto tu fossi buonissimo, eri pur sempre un lattante a sette pasti giornalieri, e la sera non potevo più essere disponibile per la vita mondana.

Durante quel settembre a Ortisei, noi due soli, ho vissuto intensamente le tue giornate, senza alcun rimorso di avere come unica occupazione quella di guardarti a sazietà.

Ci svegliavamo insieme e dormivamo insieme.

In quell’epoca ricordo che c’era il taglio del fieno, e le giornate cominciavano ad accorciarsi. Io spingevo la carrozzina tra i campi ingialliti su per salite e discese e, quando finalmente arrivavamo in albergo, avevamo le guance rubizze di sole e di aria.

Andavamo a dormire alle otto e mezza, e la mattina eravamo i primi a dare la sveglia a tutti. Eri mio, tutto mio, e dipendevi da me. Quel mese mi ha dato la certezza che tu eri una parte di me, come una mano od un occhio. Se, da grande, avrai una tua vita staccata e indipendente, mi basterà pensare a quel periodo per essere ancora felice.